Montignoso è la nostra famiglia.
Un bravo imprenditore non è necessariamente un bravo politico:
lo è, se comprende le priorità ed i valori
che rendono sana e vincente una comunità
(e semmai applica quei valori all’impresa. Non viceversa).

Montignoso è una famiglia, non è un’azienda.
E come in ogni famiglia, bisogna imparare a governarne la
complessità, considerandone i bisogni,
i meriti, le potenzialità, i talenti, le fragilità.

Gianni

Gianni Lorenzetti
Sindaco di Montignoso 2016-2021
Presidente della Provincia di Massa Carrara 2016-2021

 

 

Mettersi in gioco

Cara amica, Caro amico

desidero raccontarti come, quando e perché mi sono avvicinato alla politica: le motivazioni di una passione che mi spinge a chiederti di rinnovare quella fiducia che mi permetterà di portare a termine ciò che ritengo essere la mia missione di Sindaco.

La politica, per me, è dedicarsi a un’idea (di armonia, di giustizia, di crescita) e poi cercare di tradurla in azione. Significa “fare”, mettersi in gioco con spirito di servizio, dare corpo e contenuto ad una visione organica del territorio e, amministrandolo, lasciare un segno, a beneficio di chilo abiterà dopo di noi.

Montignoso

Qui sono nato e cresciuto, tra i monti ed il mare. Qui, a Montignoso, vive la mia famiglia d’origine e la famiglia che io stesso ho formato.

Un luogo con caratteristiche tutte sue. Al punto che c’è chi parla di un’altra Versilia.
Una realtà in trasformazione che, tuttavia, ha saputo mantenere vive molte delle sue più importanti tradizioni, una località che è insieme mare, campagna e quasi montagna.
Infatti, nonostante la generalizzata decrescita di natalità negli ultimi decenni, il nostro Comune ha resistito ed anzi ha incrementato i propri numeri, anche grazie a nuovi residenti, a nuovi montignosini… Perché qui si sta bene, la vita è a misura d’uomo. E se un tempo, in paese, quantomeno di vista ci si conosceva tutti, oggi molto è cambiato (e il fatto può risultare talora spaesante). Ma il tessuto sociale, a queste latitudini, resta comunque solido, sano, accogliente.

Montignoso ha un’anima: il turismo non gliel’ha sottratta. La sua varietà di scenari è la sua ricchezza ed è anche, com’è noto, il suo principale problema. In quindici chilometri quadrati abbiamo 700 metri di costa, poi una striscia di pianura, poi la collina e la montagna.
Una realtà dalle grandi potenzialità, bella e complessa, un Comune che tanto può offrire e che al contempo porta il peso di molte e differenti esigenze.

Legàmi

Sono nato nella frazione di Piazza, nel 1967. Sono cresciuto in località Gabbiano, condividendo la strada e le giornate con una trentina di coetanei: una compagnia vivacissima che riuniva bambini di diversa estrazione, accomunati dalla gioia di giocare insieme. La mia infanzia è intrisa dei ritmi della vita di campagna, anzi di quasi montagna, trascorsa tra chi coltivava la terra, chi aveva pecore e capre, e chi – i più – costituivano la forza lavoro della Versilia turistica, portando mano d’opera e professionalità nel settore della ristorazione e nelle strutture alberghiere.

Io stesso ho cominciato a lavorare a tredici anni, facendo la stagione estiva allo “Sporting Club” (oggi, il “Beach”). Per noi ragazzi d’allora, terminare la scuola a giugno e poi, fino a settembre, vivere fra i tavoli o nelle cucine di un ristorante, è stata una  straordinaria palestra: comprendevamo il significato del lavoro e del sacrificio, e parimenti il privilegio del poter studiare.
Ricordo con gratitudine, poiché tasselli di un unico puzzle, le esperienze di quegli anni: in Rendering Ciclopedonale Linea Gotica, progetto finanziato primis il percorso scolastico che ho portato avanti fino al diploma, e poi il servizio di chierichetto, le stagioni estive da cameriere e infine il servizio militare.

Parallelamente, c’era l’azienda di famiglia, e tutti dovevamo dare il nostro contributo: quella “Bottega di Adò” che aveva preso il nome dal suo fondatore, mio bisnonno Adolfo.
Scultore, artista del marmo e della norcineria, Adò era un piccolo grande uomo. Aveva frequentato la scuola d’arte a Pietrasanta (con “le scarpe in collo”, come mi raccontava, anziché ai piedi, per non consumarle), aveva combattuto nella prima guerra mondiale.

Da ragazzo, quando l’attività era davvero una bottega nel cuore del nostro paese, ricordo che impegnava l’intera famiglia, dal mercoledì al venerdì, nei mesi (a partire da ottobre) che consentivano il mantenimento della carne. Il giovedì disossavamo e preparavamo gli ingredienti che, a partire dalle 4 della notte successiva, lavoravamo fino a farne biroldo, e salsicce (impastate a mano), soppressata…. Poi, subito, le consegne, fino a sabato quando facevamo il giro degli ultimi negozi. Io, studente di  ragioneria, armato di libro mastro, tenevo la contabilità.

Fare politica

Definirmi figlio d’arte forse è eccessivo. Però la politica l’ho respirata in famiglia fin dalla più tenera età. Mio padre, rimasto presto orfano, è stato cresciuto da suo nonno, Adolfo appunto, che era liberale. Mentre papà era socialista, della corrente di sinistra (quella legata alla figura di Riccardo Lombardi).

A Montignoso il babbo è stato consigliere, assessore ed anche Sindaco, seppure per pochi mesi, come accadeva sovente nella Prima Repubblica. Il primo sindaco di Montignoso designato attraverso elezione diretta è stato Narciso Buffoni. Tra gli assessori della sua giunta, Alberto Nardi Perna. Due figure, queste, fondamentali per la mia formazione politica.
Mentre a livello nazionale ho identificato, negli anni, quali figure di riferimento, due leader molto diversi tra loro ma apportatori entrambi di valori importanti, Massimo D’Alema e Walter Veltroni.
Nel 1996, quasi trentenne, partecipo attivamente alla campagna elettorale a sostegno del secondo mandato di Narciso Buffoni; nel ’99 mi iscrivo ai Democratici di Sinistra e inizio a muovere i primi passi nella sezione di Capanne.
Diventerò poi segretario e successivamente segretario dell’Unione territoriale. Nel 2006 sono in lista alle elezioni come consigliere comunale e risulto secondo tra gli eletti. Gli impegni e le responsabilità aumentano fino al 2011, quando Buffoni è nuovamente sindaco (per la terza volta) e io – risultato il primo degli eletti – assumo la carica di assessore ai lavori pubblici.

Sarà un quinquennio fondamentale, in cui, grazie alla fiducia che il primo cittadino mi accorda, apprendo ogni aspetto della complessa macchina amministrativa. Ed arriviamo così al giugno 2016 quando – con oltre il doppio dei voti rispetto alla controparte – ho l’onore di diventare Sindaco di Montignoso.

Il lavoro

Il lavoro è la mia vita, ma il profitto non ne è la motivazione primaria: resta, certamente, un’esigenza per garantire serenità ai miei figli, ma ben più forte e trainante è stata ed è la certezza (e la soddisfazione) di dare il mio apporto all’interno della comunità in cui vivo, di realizzare un prodotto che nutre e che appaga.

Talvolta mi sento dire: tu che hai un’azienda, cos’hai da spartire con la sinistra? Trovo la considerazione fuorviante e frutto di stereotipi errati.
Sono orgoglioso di poter portare, nella mia attività, le radici etiche e morali del mio background, credo che la cultura della sinistra sia, quando innestata nella gestione di un’azienda, un valore aggiunto per tutti. Non è certo una novità: penso al grande esempio che ha rappresentato Adriano Olivetti, per il quale mio babbo ha lavorato per tanti anni.

Guai, però, ad immaginare che una città possa essere governata al pari di una azienda. Questa illusione ha dato all’Italia degli ultimi decenni frutti nefasti. Le leggi del profitto non si possono applicare nella gestione di una comunità: quest’ultima non è un’azienda ma una famiglia, in cui è necessario considerare bisogni, esigenze, necessità, meriti, fragilità.

In azienda, così come in politica, ciò che non ripaga mai è l’improvvisazione. Chi, senza esperienza, saprebbe valutare il peso del sale – nella norcineria – secondo il grado di umidità della giornata, e dunque le variabili della dose corretta negli insaccati? Chi, senza averlo imparato, saprebbe regolare la presenza dell’aglio, che a giugno è meno saporito e ad ottobre è più forte? Chi saprebbe, alla cieca, indovinare le giuste proporzioni di spezie? L’esperienza è sempre una virtù. Lo stesso vale in politica, che non ammette profili improvvisati, frutti del populismo, acerbi e malsani.

La famiglia

È un caposaldo della società, è una palestra di relazioni e di emozioni dove addestrarsi ai valori che motivano la vita, dove esercitarsi al bene, al rispetto, all’armonia. La famiglia è la pietra angolare della collettività ed è stata (ed è) la mia grande forza: quella dove sono nato e quella che ho realizzato in età adulta.

Non ho vergogna a dire che la famiglia per me è una necessità, ed è stata una immensa fortuna poterla costruire insieme a una donna che mi ha sempre supportato, dal lavoro alla politica, condividendo con me alcune soddisfazioni, qualche amarezza e tanti sacrifici.

La comunità che son stato chiamato ad amministrare ritengo sia come una grande famiglia: seppure più complessa e ne mantiene dinamiche coincidenti. Hai, ad esempio, tre figli, ciascuno col proprio carattere, tre giovani vite con età ed esigenze diverse, e tu devi avere l’autorità in principio, e poi soprattutto l’autorevolezza (che ti guadagni col tempo) per guidarli affinché ciascuno trovi la loro strada e sviluppi il proprio talento. In tal senso, l’esempio del “fare”, del darsi senza riserve, credo non sia mancato ai miei figli, perché da sempre non esistono orari né domeniche, in azienda.

Anche nella famiglia allargata che è la società, è fondamentale ricercare un equilibrio reale e concreto, perché purtroppo le differenze sono macroscopiche ed urge che chi si può permettere di più, ceda qualcosa a chi ha di meno, a chi non è in grado di badare a sé stesso.
Senza ridurre le distanze tra ceti sociali, non c’è futuro. Vale per la famiglia, per la propria comunità, per il proprio paese e per il mondo. Le regole sono semplici e replicabili, e ciascuno nella propria coscienza può trovare le risposte utili per imboccare la strada giusta.

Cosa ho imparato

Devo molto alla politica. Le sue lezioni, talvolta brucianti, mi hanno sempre e comunque fatto crescere. Fin da giovane ho verificato la sofferenza di dover prendere decisioni e dunque la necessità di scegliere “con chi stare”. La sofferenza è nata laddove, a fronte di decisioni politiche, ho visto alcune buone conoscenze mutare, mio malgrado, in inimicizie, solo perché le valutazioni politiche non collimavano più come in precedenza.

Per contro, grazie alla politica, ho potuto conoscere nel profondo le persone: una simile attività le mette sempre a nudo, acuendo in modo drammatico i pregi e i difetti. E tale esercizio, nella sua durezza, aiuta molto ad imparare a distinguere, a prendere le distanze da alcune tipologie di profili e viceversa a donarti interamente ad altri, sulla cui lealtà e correttezza sai di poter sempre contare.

Ricoprire il ruolo di primo cittadino significa essere costantemente sotto la lente di ingrandimento: è difficile avere uno spazio proprio, sei costantemente valutato, perfino per come ti vesti o per come saluti, anche quando non stai svolgendo le tue mansioni amministrative. Vieni giudicato full time da sindaco e non da cittadino.
E con l’avvento dei Social sei perennemente oggetto di attenzione ed anche di gratuite maldicenze.

Un territorio speciale

Montignoso è un paese bellissimo e complicato.
Lo sappiamo, il suo territorio racchiude in una manciata di chilometri il mare e, prevalentemente, aree collinari e montane. Negli ultimi decenni, alcuni equilibri sono venuti a mancare mettendo in crisi il sistema idrogeologico.

Quella manutenzione che per anni è stata garantita dalla popolazione stessa, è venuta meno da tempo. In montagna “si faceva il rusco” e le foglie venivano date in pasto agli animali, la pastorizia assicurava in modo naturale la pulizia dei boschi, i castagneti venivano curati (e coltivati), i muretti a secco erano una necessità realizzata e mantenuta con attenzione. In collina c’erano tanti uliveti e, dalla montagna al mare, in ragione delle cave di marmo, era importante che le strade fossero sempre agibili, che le strade della lizzatura fossero sgombre…

Poi, a partire dagli anni ’60, siamo diventati tutti più ricchi… Da un lato i boschi e i terreni delle parti montane hanno iniziato a perdere di valore, con appezzamenti di proprietà inutilizzate e frazionate, poiché coinvolgevano anche dieci o venti eredi, all’altro, con le nuove possibilità di lavoro nelle fabbriche di Massa, sono venuti a mancare alcune figure cruciali, quali i pastori.
Ecco che, lentamente, le piante hanno iniziato a riempire i bordi delle strade, i muretti a secco a venire giù, l’acqua a non essere più incanalata…
E il territorio, impoverito, è stato via via reso più fragile.

In concerto coi cittadini, l’amministrazione ha il dovere di impegnarsi per garantire la sicurezza.
Nel quinquennio trascorso abbiamo fatto molto, per salvaguardare il territorio montano dal dissesto geologico e le zone di pianura da quello idrico. Purtroppo non basta. Da quando si è cominciato ad antropizzare il territorio in modo aggressivo, a cementare, a tombare i canali ed a eliminare le gore che portavano l’acqua in eccesso, i problemi della rete idrica sono vertiginosamente aumentati. Alcune importanti opere sono state ultimate. Ma molto ancora si può e si deve fare, per salvaguardare Montignoso, per mitigare l’impatto delle grandi piogge e per rendere più sicuro l’assetto geologico delle nostre montagne.

Già molto si è fatto, in anni recenti, dalla raccolta differenziata dei rifiuti (siamo orgogliosi di avere raggiunto una percentuale dell’86%) alla messa in sicurezza della tracimazione delle acque…
Ugualmente, troppo spesso quando piove, a Montignoso, c’è il rischio che emergano criticità.
Perché se ci sono fognature bianche quasi intasate e non si fa nulla per andarle a stasare, alla fine è fatale che si acceleri la comparsa di eventi franosi.

Potenzialità

Le potenzialità di Montignoso sono notevoli. E non parlo solo del suo mare, ma delle nostre porte sulle Apuane e di quella perla che è la zona del Carchio, con la sua cava dismessa che potrebbe essere rivitalizzata attraverso un grande progetto turistico, artistico e didattico, coinvolgendo giovani scultori, programmando esperienze didattiche, esaltando la presenza in loco dei marmi più pregiati.

Il cicloturismo rappresenta un’altra potenzialità ancora inespressa, nella parte montana. E in questo come in tanti altri settori, la sinergia pubblico-privato credo potrebbe essere fondamentale…
Pubblico che dovrebbe occuparsi delle infrastrutture, di realizzare strade comode, pulite e correttamente asfaltate, di sburocratizzare, offrendo la possibilità di investire senza troppe complicazioni. E poi, però, serve l’imprenditore, che porti le idee, che proponga e collabori con l’amministrazione, nell’ambito di ciò che è l’interesse pubblico.
Altri luoghi straordinari attendono di essere riscoperti e rinnovati, da Santa Croce al Pasquilio. Per non parlare del Lago di Porta, che dovrebbe poter contare su infrastrutture in grado di ospitare adeguatamente ornitologi ed appassionati…

Le idee non mancano. Il problema è legato alle risorse, economiche ed umane, poiché servono donne e uomini che, all’interno del Comune (e dunque oltre a tutte le incombenze) progettino, realizzino gli atti e le gare e portino avanti i progetti.

Dove siamo arrivati

Siamo partiti dalle scuole, perché convinti che fossero la priorità. Avevamo una infrastrutturazione scolastica che risaliva agli anni ’60. Le costruzioni più recenti erano state erette con i “fondi Fanfani” e divenute, oramai, inadeguate, fatiscenti, non antisismiche. Nel dopoguerra c’era la necessità di portare l’istruzione anche nei piccoli centri.
Oggi l’esigenza è diversa, abbiamo bisogno di grandi poli di eccellenza (accessibili attraverso un servizio di pulmini), scuole sicure, dotate di aule didattiche ben equipaggiate, di giardini, palestre… Attraverso simili hub didattici, le giovani generazioni delle frazioni possono incontrarsi, con una benefica contaminazione di tradizioni e conoscenze.

Fino a pochi anni fa, Montignoso soffriva di una evasione scolastica preoccupante: i genitori portavano i loro figli a Marina di Massa o a Forte dei Marmi. Grazie alla nuova scuola che abbiamo realizzato, siamo passati dalle “pluriclassi” a più sezioni e ad una nutrita lista d’attesa. Altre due strutture scolastiche sono in procinto di partire, con i lavori pressoché pronti per essere appaltati.
Essere riuscito, in questo mandato, a dare a Montignoso una scuola nuova e all’avanguardia, averla pensata, studiata, appaltata e inaugurata, è per me motivo di grande orgoglio e basterebbe a motivare tutte le fatiche del quinquennio.

Abbiamo puntato molto anche sulle infrastrutture, ponendoci due priorità: educazione e turismo.
Abbiamo infatti realizzato la pista ciclabile, affinché chi transita dal lungomare del Cinquale sulle due ruote trovi un percorso sicuro e gradevole, scandito da punti ristoro. Abbiamo cercato di invitare il turista a conoscere anche l’interno, lungo quell’asse di penetrazione che porta a tanti tesori da scoprire. Una ciclopedonale che percorre Cinquale e s’inoltra verso il Lago di Porta e, un giorno, verso la montagna, verso la Via Francigena.
In questo personale bilancio, resta soltanto il rammarico di non essere adeguatamente riuscito a valorizzare come avrei voluto il Lago di Porta ed a definire la vicenda della discarica di Cava Fornace.

Ma le voci importanti del programma elettorale sono state spuntate, oltre a mille altre iniziative che in questi anni abbiamo portato avanti con successo. Abbiamo ristrutturato il bilancio, ci siamo concentrati sulle scuole, sulla raccolta differenziata, sull’approvazione di un piano strutturale, abbiamo realizzato la Green Beach, la spiaggia per disabili, la ciclopedonale tirrenica, ci siamo occupati di tamponare le frane, di estendere le fognature e di tantissime altre attività.

Dove possiamo arrivare, insieme

Siamo a metà del guado. Le complessità burocratiche italiane, per alcuni grandi progetti, chiedono un respiro quantomeno decennale.
Non dimentico gli sforzi fatti per arrivare fin qui, non dimentico i risultati raggiunti e quelli che abbiamo virtuosamente impostato. Per questo mi ricandido, perché conosco quanta fatica costi, guidare un territorio come il nostro, ma ho al contempo la certezza che, con la stessa costanza ed abnegazione, i risultati, poi, arrivano sempre.

Io e la mia Giunta sappiamo, senza false modestie, di poter continuare ad amministrare, sul solco di quanto abbiamo realizzato e impostato. Tra le priorità per Montignoso, oltre alla riqualificazione del Lago di Porta e alle due nuove scuole, ritengo sia importante individuare una sede comunale nuova. Attualmente il Comune utilizza gli spazi bellissimi (ma inadeguati) di Villa Shiff. Una volta liberata e adeguatamente restaurata, questa meravigliosa opera architettonica potrebbe diventare il polo culturale di Montignoso, potrebbe ospitare la biblioteca comunale e tornare ad accogliere quei documenti di inestimabile valore – su tutti, le lettere del Manzoni – che le appartengono.
Un altro punto prioritario è quello sanitario. Il distretto preposto al momento è inadeguato, ha problemi strutturali ed è logisticamente sbagliato.
Abbiamo progettato un nuovo distretto per la comunità, moderno ed efficiente, con l’aggiunta di un punto di primo soccorso e di ambulatori.
Alla Piazza infine abbiamo già individuato gli spazi per realizzare un parcheggio interrato che risolverebbe l’annoso problema di dove sistemare le auto dei residenti.